“Il caffè profuma di cielo macinato da poco. “
[Jessi Lane Adams]
La mia mattinata napoletana inizia proprio così: sotto un cielo limpidissimo e con la colazione da Scaturcio in Piazza San Domenico Maggiore. Se passate da Napoli anche solo per un’oretta non siate tirchi: Scaturcio! La pastiera di Scaturcio è la più buona del mondo; per distrarmi e non ordinarne altre cinque fette, decido l’itinerario della camminata di oggi.
Santa Chiara
Prima di tutto Santa Chiara e soprattutto il chiostro maiolicato che mi stupisce e emoziona: è un trionfo di colori, di luci, di profumi. È costituito da due viali con siepi e fontane, alberi di limoni e aranci. I viali sono fiancheggiati da pilastri ottagonali rivestiti da maioliche coloratissime con festoni vegetali. I pilastri sono collegati tra loro da sedute interamente maiolicate sui cui schienali sono raffigurate scene popolari, agresti, marinare e mitologiche, c’è anche una clarissa intenta a nutrire un gatto del convento. Stupore e meraviglia.
Napoli Sotterranea
Le altre tappe d’obbligo sono la visita a Napoli Sotterranea, che raggiungo in 5 minuti, Il Cristo Velato nella Cappella Sansevero. E in entrambi i casi maledico la mia tendenza a decidere all’impronta. Una coda infinita! Avrei dovuto prenotare on-line dai rispettivi siti. Vi consiglio vivamente di farlo.
Continuo a camminare per i vicoli: raggiungo San Gregorio Armeno, la strada degli artigiani del Presepe e il Duomo imponente e brillante di argenti della Cappella di san Gennaro.
Ed ora una tappa che consiglio con ardore: nel centro storico della città di Napoli c’è una zona che gli appassionati di libri non potranno perdersi per nulla al mondo: si risale il Decumano Maggiore arrampicandosi lungo una viuzza stretta che porta dritti nel cuore di una delle città più letterarie del mondo. Perché in quelle poche centinaia di metri che separano piazza San Domenico Maggiore da piazza del Gesù e da Piazzetta Bellini per arrivare fino a piazza Dante, al limitare con Via Toledo, attraverso le arcate di Port’Alba, borbotta gran parte del costante ribollire della cultura partenopea.
Fermata della Metropolitana di Toledo
Ed ora la fermata della Metropolitana di Toledo che neanche vi racconto perché ne rovinerei la magia. Secondo il quotidiano inglese The Daily Telegraph è la stazione della metropolitana più bella d’Europa, vi basti questo.
E poi su per via Chiaia, verso la maestosa scenografia di Piazza del Plebiscito e poi giù verso il mare (Napoli è così: mille città in una sola, tutto un “su e giù”) sino a raggiungere Castel dell’Ovo.
Caffè Gambrinus
Però, però… non tutto così di corsa. Una tappa al Caffè Gambrinus prima di raggiungere Piazza del Plebiscito è d’obbligo. Una piccola galleria d’arte, il Gran Caffè Gambrinus, con affreschi, stucchi, marmi, decorazioni, specchi e dipinti. Alla fine dell’800 era un locale chic frequentato da personalità importanti. Giacomo Leopardi adorava i suoi gelati e vi portò anche l’amico Arthur Schopenhauer. Un caffè, il Gambrinus, che ha rifocillato re, regine, presidenti della Repubblica, artisti, poeti, intellettuali e tantissimi personaggi celebri, fungendo da redazione, cenacolo rivoluzionario, ma anche da laboratorio di poesia, atelier d’arte, officina musicale, studio di filosofia. Insomma, un vero e proprio centro vitale e culturale degno di una grande capitale europea.
E dunque: come diceva Luciano De Crescenzo “Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo…” E lo faccio anch’io…